19 Aprile, 2024

Michele Ruzzier intervistato da Selleri sul “Carlino”

Michele Ruzzier intervistato da Selleri sul “Carlino”
Photo Credit To Roberto Serra / Iguana Press / Fortitudo Pallacanestro Bologna

Questa mattina sulle colonne de “Il Resto del Carlino” della Fortitudo Kontatto Bologna Michele Ruzzier è stato intervistato da Massimo Selleri. Il nuovo playmaker parla del rapporto con suo zio, coach Boniciolli, di come si trova coi nuovi compagni e di… derby.

Per chi è a digiuno di pallacanestro fa un po’ sorridere che sia chi è alto 185 cm a dover gestire dei marcantoni di 2 metri, specie nelle squadre di Boniciolli dove la statura è un criterio quasi basilare.

“E’ una cosa normale, fin dal settore giovanile i giocatori più alti sono abituati a ricevere palla da quelli più bassi: non è una questione di carattere più forte, semplicemente il gioco richiede questo”.

Più straordinario il fatto che lei sia allenato da suo zio. Come la vive?

“In campo lui è il coach e io sono il giocatore: se deve sgridarmi mi sgrida, se deve dirmi bravo mi dice bravo. Nel rapporto non c’è differenza rispetto ai miei compagni. Fuori dal campo è chiaro che siamo parenti e continueremo a frequentarci come prima”.

Prima di firmare con la Effe avete parlato di questa questione?

“Certo, ma l’abbiamo liquidata in poche parole. Sappiamo entrambi che la situazione è singolare, ma io ho detto sì alla Fortitudo per l’opportunità che mi offriva, così come lui mi ha cercato per quello che, a suo parere, io posso dare alla squadra”.

Che obiettivo si è posto venendo qui?

“Quello di disputare un campionato di alto livello. Non sarà facile perchè il livello è molto competitivo, ma ci sono tutti i presupposti per fare bene. Sinceramente non mi aspettavo di essere già così avanti nell’amalgama del gruppo, merito di chi era già qui e ci ha accolto in modo perfetto”.

Su cosa basa le sue convinzioni che le cose andranno per il meglio?

“Intanto bisogna dire che nello sport si può vincere o si può perdere. Ho parlato di presupposti perchè la squadra è forte tecnicamente e pensa già da squadra. Tutti hanno la propensione a giocare di squadra e se uno segna un canestro nell’azione successiva cerca di far segnare chi gli ha passato la palla in precedenza. Sono segnali importanti per un gruppo che vuole andare lontano”.

Cosa l’ha sorpresa del pubblico?

“Tutto, e non posso dire di essere arrivato qui impreparato, ma certe cose le capisci solo quando le vivi. Dopo il primo giorno di raduno pensavo che la passione, l’affetto e l’entusiasmo si attenuassero, e invece sono arrivati fino a Lizzano in Belvedere. Non mi sarei mai aspettato così tanta gente”.

Nella sua preparazione è compresa la parola derby?

“Sappiamo tutti che è una gara importante, ma il modo migliore di arrivarci è quello di partire forte”.

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