19 Aprile, 2024

Valerio Bianchini intervistato da Selleri sul “Carlino”

Valerio Bianchini intervistato da Selleri sul “Carlino”

Valerio Bianchini è stato intervistato su “Il Resto del Carlino” da Massimo Selleri parla del prossimo campionato e del ruolo delle due bolognesi nella prossima stagione. 
Ecco le parole del “vate” ex coach sia di Fortitudo che della Virtus.
Credo che alla fine scopriremo che BasketCity è sempre BasketCity, col resto della pallacanestro italiana che si morderà le dita per avere tante piazze in A2 dove la passione è superiore a quella che si trova nei palazzetti di Serie A. Questo è l’ulteriore segnale del costante decadimento del nostro sport a livello nazionale. Negli anni abbiamo perso tanti club, ad esempio la Fortitudo, Treviso e Siena, con la passione dei loro tifosi che li ha fatti rinascere. Il problema è che il movimento non riesce a riportarli dove meritano, rischiando di perdere quel patrimonio. Bologna quest’anno farà numeri straordinari, ma nella migliore delle ipotesi una della due rimarrà in A2, anziché andare dove entrambe dovrebbero stare”.

Tornerebbe ad allenare in un derby?
Sì, è una esperienza unica e mi ritengo fortunato ad averla fatta. Non c’è solo la partita con il calore dei tifosi, ma c’è un rito nascosto che si celebra nelle settimane e nei mesi precedenti. Sensazioni che si provano solo a Bologna: riaverlo farà bene a tutti, anche se sarà in Serie A2”.

Tanto affetto per Bologna eppure chi la conosce dice che abbia ancora dei rammarichi per l’esonero in Fortitudo e per quello che successe in Virtus. È vero?
Non è vero, è verissimo. Con me la Fortitudo vinse la Coppa Italia e quello fu il primo trofeo ad andare nella loro bacheca. Io, però, non ero un cortigiano mentre il proprietario Seragnoli amava avere il suo cerchio magico. Se non fossi stato esonerato avremmo vinto lo scudetto, ma venne presa quella decisione perché non ero simpatico a chi faceva parte della corte e forniva i suoi consigli non in modo disinteressato. Era il 1998, non l’ho ancora digerita e credo che l’arrabbiatura non mi passerà mai”.

In Virtus, invece, come andarono le cose?
Lì sbagliai io. Ero fermo da qualche stagione e volevo rientrare per cui accettai la chiamata della Virtus. Avrei dovuto ponderare meglio la qualità della proprietà. Se un proprietario prima licenzia Ettore Messina e poi Tanjevic significa o che non ha le idee chiare, oppure che c’è qualcosa di altro che non funziona. Non feci questo ragionamento ed è difficile perdonarsi certi errori”.

Boniciolli e Ramagli al centro dei rispettivi progetti. È un buon primo passo?
Anche in Serie A sono pochi i club che hanno cambiato l’allenatore. La pallacanestro è uno sport molto complesso, dove il coach può essere davvero un valore aggiunto e fare la differenza. Il secondo passo per avere successo è quello di non cambiare tutti gli anni 9 giocatori, ma di avere un nucleo portante migliorandolo con qualche cambiamento. Alla Virtus questo non era possibile, alla Fortitudo ci hanno provato: sono due tecnici bravi e preparati che daranno una identità forte alla loro squadra”.

Lei per chi farà il tifo?
Ho superato questa fase, ormai sono un entomologo che va alla ricerca delle cose belle”.

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