19 Aprile, 2024

Matteo Fini: “Ogni passo avanti dei ragazzi e’ un mio passo avanti”

Matteo Fini: “Ogni passo avanti dei ragazzi e’ un mio passo avanti”
Photo Credit To www.virtus.it

Cinque stagioni bianconere hanno indicato la strada. Dopo le prime due, Matteo Fini ha scelto una direzione precisa. Come dice la tradizione, probabilmente ha chiuso una porta, quello che lo portava in campo da assistente allenatore, per aprire il portone della preparazione fisica, che di anno in anno è diventata professione, solido mestiere. Una scelta ragionata, dunque mai ripudiata.
Sono assolutamente convinto che sia stata la scelta giusta. Il piccolo bagaglio tecnico accumulato negli anni in cui ho lavorato da assistente me lo porto dietro, perché lo ritrovo tutti i giorni quando devo analizzare gesti tecnici che vedo in palestra, cercando di trasportarli il più possibile nel campo in cui lavoro adesso. Cioè, quando devo decidere quello che può servire maggiormente a un ragazzo che vedo muoversi sul parquet in un certo modo, perché migliori un gesto o un movimento. Più vado avanti, più prendo coscienza della mia professione e cerco di essere in costante miglioramento, grazie alle esperienze che sto accumulando”.

Nel settore giovanile di Virtus Unipol Banca, quest’anno segue la preparazione delle formazioni Under 13, Under 14 e Under 16. Una virata decisa verso le squadre zeppe di ragazzi più “piccoli”…
Devo approcciarmi in modo completamente diverso, quando seguo le varie categorie che mi sono state affidate. Con gli Under 13 cerchiamo di dare un bagaglio di competenze a livello di corsa, coordinazione, rapidità dei piedi, coordinazione tra piedi e mani. E quest’anno coi ragazzi di quell’età sto lavorando più su concetti generali, cercando di evitare una specializzazione sui movimenti della pallacanestro. Perché molti di loro, prima di andare ad approfondire concetti come scivolamento, tagliafuori o cose del genere, hanno bisogno delle basi per poter affrontare le richieste che arriveranno negli anni successivi. Quelle che già propongo agli Under 14 o agli Under 16, che addirittura hanno iniziato anche un importante lavoro di rinforzo”.

Insomma, una professione che non conosce monotonia. Ogni volta si chiude un libro e se ne apre un altro…
La cosa bella è che ad ogni stagione devi rimetterti in gioco. Quest’anno ho ripreso a seguire gruppi di giocatori più piccoli, di conseguenza ho dovuto rispolverare cose che facevo qualche anno fa, cercando di migliorarle, e quindi naturalmente di metterle in discussione. In questo modo, di anno in anno uno che fa il mio mestiere accumula un bagaglio di esperienza che viene dalle cose che ha fatto e dal confronto quotidiano con altri professionisti, magari con una maggiore esperienza”.

Ai ragazzi la figura del preparatore va spiegata, soprattutto quando vengono da una fase che è principalmente gioco.
Sta molto alla bravura dell’allenatore, spiegare ai ragazzi dove io posso essere d’aiuto. E in Virtus gli allenatori sono molto bravi. Con i più piccoli, diventa importante anche insegnare cosa significhi faticare per raggiungere un obiettivo. Molti di loro non sanno dove possono arrivare, a che punto possono spingersi: è mio compito cercare di far capire quanto e come ci si può spingere oltre, dando ancora qualcosa di più. Se riesco a far passare questo messaggio, il ragazzo che si allena è anche più contento per i risultati raggiunti, e mi segue con maggiore convinzione”.

Non solo settore giovanile. Da questa stagione aiuti Carlo Voltolini nella preparazione della prima squadra.
E’ stato un grande riconoscimento, per me. Qualcosa che mi rende felice. Questo è il quarto anno che collaboro con Voltolini, ma il primo in cui mi viene affidato un ruolo all’interno dello staff della prima squadra, e di questo devo ringraziare moltissimo la società, perché mi ha dimostrato con questa scelta di credere in me e nella mia crescita. Dopo l’anno della rinascita, una stagione di grande gioia iniziata con un enorme desiderio di rivalsa e culminata con il ritorno in Serie A di un gruppo che ha fatto della volontà e del carattere la sua bandiera, oggi abbiamo una prima squadra zeppa di grandi personaggi, con ben tre giocatori appena convocati per il prossimo raduno della Nazionale, di cui uno è addirittura capitano. E’ importante stabilire un legame con giocatori di questo calibro, gente che ha anni di pallacanestro ad alto livello alle spalle”.

Più facile con i ragazzini o con i professionisti?
Sono storie diverse. Il novanta per cento delle volte, quando ti confronti con un ragazzo sei il primo a dargli un certo indirizzo, e se stabilisci un buon rapporto lui crede in te e si impegna ad eseguire quello che gli indichi. Il professionista può essersi già interfacciato con tanti preparatori di alto livello, ognuno con le sue convinzioni e con il suo modo di lavorare, che non necessariamente deve essere simile a quello di un altro. Succede che il giocatore esperto venga a chiederti il perché di certi esercizi, anche se poi proprio per la sua professionalità si fida di te, a meno che tu non faccia in modo di perdere la sua fiducia. Insomma, si tratta di atleti che hanno una loro personalità e consapevolezza, e diventa fondamentale saper ascoltare quello che sentono. Ci sono momenti in cui devi andare dritto per la tua strada, altri in cui occorre capire le esigenze di chi hai di fronte. Avere un feedback di questo tipo aiuta a crescere”.

Il gruppo dei preparatori è molto affiatato. Certamente un’altra stagione vissuta insieme ha rafforzato il feeling.
Con Carlo Voltolini lavoro da quattro anni, con Paolo Zonca da tre. C’è sicuramente sintonia, tra di noi. Il fisioterapista del settore giovanile da questa stagione è Andrea Nobili, che viene dall’esperienza con la prima squadra e dunque è tutt’altro che uno sconosciuto, per noi. Così come è saldo il legame col dottor D’Ovidio. Perché quando si parla del nostro gruppo, si parla di preparatori, fisioterapista e medico, visto che ci sentiamo tutti i giorni, più volte al giorno, e insieme ci rapportiamo con allenatori che sono di altissimo livello. Ognuno di noi ha il suo carattere, ma siamo ad un punto in cui possiamo dirci le cose senza problemi, e a volte ci piace analizzare l’uno il lavoro dell’altro, ma con uno spirito costruttivo, per migliorare il nostro apporto al progetto. Carlo, ovviamente, è la nostra guida, la sua conoscenza e la sua capacità di condividerla è una fortuna sia per me che per Paolo”.

Cinque stagioni bianconere. Cosa hai ricevuto e cosa stai ricevendo dalla Virtus, e che contributo ritieni di poter portare?
La Virtus mi ha dato una professione. Quando sono arrivato ero un ragazzo che aveva appena finito l’Università e cercava la sua strada in questo mondo. Non avevo un’idea di cosa volesse dire lavorare nello sport professionistico. L’esperienza che ho accumulato me la sono fatta in questo ambiente. Alla Virtus posso dare quello che cerco di mettere a disposizione ogni giorno: il meglio che ho, secondo le mie capacità e le mie qualità. Metto tutto me stesso a disposizione dei ragazzi del settore giovanile e degli atleti della prima squadra. Ogni loro passo avanti è un mio passo avanti”.


Fonte: Marco Tarozzi Media Relations Virtus Pallacanestro Bologna (www.virtus.it)

About The Author

Related posts