29 Marzo, 2024

Virtus, il cammino verso Anversa: Iberostar Tenerife

Virtus, il cammino verso Anversa: Iberostar Tenerife

Non poteva mancare una squadra spagnola al ballo finale di Anversa, pure se i club più prestigiosi siano da sempre nelle coppe gestite dall’Eurolega, col Real già alle F4, il Barca ancora in corsa, mentre Valencia ha già alzato l’Eurocup.

Sarà l’Iberostar Tenerife a portare il vessillo spagnolo, anzi, delle isole Canarie, ai più note per il turismo. Il Cantera Base 1939 Canarias è percepita dagli appassionati come la seconda squadra isolana, dietro alla più celebre Herbalife Gran Canaria, nell’annata in Eurolega.

Approdano alle finali dopo aver vinto il proprio girone con sole 2 sconfitte (entrambe in casa, con Paok e Venezia) e aver fatto fuori nei playoff prima i greci del Promitheas poi i favoritissimi israeliani dell’Hapoel Gerusalemme che già pregustavano l’organizzazione delle F4 a casa propria.

A differenza di quanto avvenuto nella stagione regolare, hanno perso in trasferta e ribaltato ampiamente in casa e sfruttano l’esperienza di un coach di lungo corso, Txus Vidorreta, abile nel far rendere al massimo una squadra equilibrata ma senza talento diffuso.

L’unica possibile stella è Tim Abromaitis, un 4 dal buon tiro dall’arco ma anche dalla tecnica che gli permette di sopperire alla statura non elevata, al quale si affianca un centro che ha fatto sostanza anche in Eurolega, Colton Iverson, non fisico ma a suo modo intimidatore.

L’anima della formazione risiede negli indigeni Rodrigo San Miguel e Javier Beiran, da una vita isolani, il rientro del play italo-argentino Nicolas Richotti ha ampliato le rotazioni che contano anche sulla fantasia di Davin White.

In ala occhio a Sebas Saiz, che si è messo in luce con la nazionale durante le “finestre” (la Spagna deve rinunciare a circa 25 giocatori durante questi impegni), spazio utilizzato al meglio dal nativo di Madrid per rilanciarsi col club, coadiuvato anche dal tedesco Lucca Staiger che ha preso nel migliore dei modi il ridimensionamento in uscita dal Bamberg.

A cambiare Abromaitis ci pensano il belga Gillet e l’argentino Brussino, per una formazione che rappresenta al meglio il centro dell’Atlantico e dei mille approdi possibili.

L’Iberostar non è un attacco prolifico, ricorre molto al tiro dall’arco (27 volte a partita col 37%), è solida a rimbalzo (4° assoluta, la migliore delle presenti alle F4) e perde pochi palloni, pur se peggio della Virtus che primeggia nella coppa.

Ama ritmi lenti quando non pesca un buon tiro dall’arco, a parte i play ha giocatori di taglia simile che le permette cambiare sovente in difesa.

Arriva però alle finali un po’ col fiato corto, qualche infortunio, la scelta di lasciare andare l’esterno McFadden, un periodo in calo soprattutto in campionato che l’ha vista uscire dall’attuale lista playoff dopo esserne stata a lungo comodamente dentro, ne disegnano un periodo non semplice, ma va detto che per loro giocarsi la vittoria sarebbe un grande trionfo, stante il campionato spagnolo inaffrontabile al cospetto di corazzate come Real, Barca, Vitoria, Valencia e possibili altre sorprese.

L’attende la semifinale contro Anversa, padrona di casa, la squadra meno conosciuta, e sulla carta simile come attitudine, niente stelle, tanto sudore e sistema.

Tenerife è più abituata a giocare contro grandi squadre ma dovrà fronteggiare il pubblico dei padroni di casa che si presume presente in massa ad un avvenimento per loro più unico che raro, in stagione regolare non è mai stato un problema, nei playoff sì, sulla carta favoriti ma il vento che ha spinto Anversa fin qui potrebbe dire altro.


Luca Cocchi

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