di Giacomo Bianchi
È stato il primo coach dell’era Romagnoli, ed è stato il coach che lo scorso anno, alla guida di Cento, eliminò la Fortitudo al primo turno di playoff. Ora Gabriele Giuliani allena la Salus (C Nazionale) e continua a gestire il suo negozio di articoli sportivi. Gli abbiamo fatto qualche domanda in vista della gara di domenica tra Cento e Fortitudo.
Per prima cosa ti chiedo subito se ti senti un “doppio ex”: sulla panchina di Cento sei stato per diversi anni e questo nessuno può negarlo, ma quella di Romagnoli, non tutti la ritengono la vera Fortitudo…
“Era l’anno della rinascita, voluto da Romagnoli e dall’SG Fortitudo, che però non ebbe il grande seguito della tifoseria. Noi avevamo un progetto e credevamo in quello che facevamo. Ci sono stati tanti problemi tecnici e di seguito, è vero, ma noi abbiamo dato il massimo durante tutta la stagione. Per vari motivi, quell’anno il campo fu messo in secondo piano, ma noi ci sentivamo parte di un progetto importante”.
Veniamo ai giorni nostri e parliamo delle squadre che si affronteranno domenica: conosci bene Cento e il suo ambiente. Sei sorpreso dal campionato che sta facendo?
“In un certo senso sì. È una squadra che ha cambiato tanto e ha confermato pochissimi giocatori rispetto all’anno scorso, eppure si trova in vetta alla classifica. Non è mai facile avere risultati di questo tipo in così poco tempo, quindi complimenti a loro”.
La Fortitudo, invece, non è la squadra ammazza-campionato che qualcuno si aspettava.
“Quando si comincia qualcosa di nuovo, bisogna creare una struttura solida, sia societaria che tecnica. In Fortitudo è difficile, perchè bisogna ottenere subito i risultati, e quindi le cose si complicano. Anche quest’anno hanno cambiato 10 giocatori rispetto all’anno scorso. Serve quella pazienza che non sempre si ha. Faccio un esempio: l’anno scorso Tinti fu mandato via, anche se la sua storia dimostra che dove è andato ha sempre fatto bene. Magari con più tempo a disposizione, le cose sarebbero andate diversamente, ma non mi permetto di giudicare le scelte che ha fatto la società”.
Conosci bene Lamma e Montano, che hai allenato.
“Lamma è la storia della Fortitudo, quando era un mio giocatore gli avevo chiesto di essere più pericoloso offensivamente, e chiuse quella stagione a più di 15 punti di media a partita. Spesso lo facevo giocare proprio al fianco di Montano, una soluzione che sta usando anche adesso coach Vandoni. Penso che i due abbiano tutte le caratteristiche per giocare insieme”.
Dall’altra parte, invece, c’è un giocatore come Cutolo che sta facendo la differenza.
“Si è ambientato subito bene, è un giocatore di categoria superiore e lo sta dimostrando. Sono convinto però che la colonna portante della squadra sia data da quei giocatori che c’erano anche lo scorso anno e ai quali sono molto legato, come Carretti, Ikangi e Di Trani”.
Cento prima in classifica, Fortitudo che sogna la promozione e tante altre squadre che si stanno dimostrando pronte per il salto di qualità. La concorrenza per salire è agguerrita, chi la spunterà?
“Se ci fosse una squadra che ha lo stesso roster da tanti anni, direi quella, ma in questo girone non esiste. Però mi sbilancio e faccio il nome di Montichiari: ha dei nomi importanti e qualcosa in più rispetto alle altre”.
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