Dan Peterson è stato intervistato su “Il Resto del Carlino” da Alessandro Gallo e parla di BasketCity. L’ex coach Virtus (dal 1973-1978) vede una piazza che merita scenari più importanti grazie anche al suo derby, oltre cha al blasone delle sue due squadre.
“mmm, mmm il derby manca a me, ma anche a tutta l’Italia. E quando dico derby non penso alla Serie A2, ma alla Serie A”.
Peterson, dica la verità: sta esagerando.
“Esagerando? Cosa credete che mi chiedano i tifosi a Milano?”
Se l’Olimpia, come ai suoi tempi, potrà vincere la Coppa dei Campioni, ad esempio.
“Macchè, mi chiedono di Bologna e di BasketCity. Un campionato senza Virtus e Fortitudo non lo concepisce nessuno. Gli appassionati del nostro sport hanno il palato fino. Sanno quanto valga il duello tra Fortitudo e Virtus”.
Il derby ci sarà. Ma in A2…
“E non è la stessa cosa. Per avere una forza dirompente, come ha sempre avuto, la stracittadina deve tornare in Serie A. Magari come ai tempi in cui valeva la finale scudetto. O anche una Final Four di Eurolega”.
Come tornare in auge?
“Subito non si può. Anzi, apro una parentesi. A me il principio di una promozione sola dalla A2 proprio non piace. Servono almeno due promozioni. Così sarebbe bello, Virtus e Fortitudo in Serie A”.
Ma ora sono entrambe in A2.
“Vero”.
La ricetta per risalire dell’esperto Peterson qual è?
“È molto semplice”.
Stranieri forti? Italiani di valore?
“No, Virtus e Fortitudo devono ripartire dalle fondamenta. Una squadra è forte se alle spalle ha una società forte. Consorzi, proprietari unici? Forse non esiste una formula perfetta. Però servono società dalle spalle grosse”.
Meglio la Virtus o la Fortitudo in A?
“Meglio tutte e due”.
E detto da chi ha allenato la Virtus…
“Ho allenato la Virtus, ma sono anche tifoso Fortitudo. Sono stato a vederla in pullmann ai tempi di Nikolic. Ero con Maurizio Ferro e coi ragazzi della Fossa dei Leoni. Ero a Genova a vedere la finale di Korac perchè in panchina c’era il mio vecchio vice, John McMillen”.
Un modo strano di interpretare il derby.
“Niente di strano. Il derby deve essere così: rivalità e rispetto. Porelli voleva una Fortitudo più forte perchè sapeva che il derby avrebbe fatto bene a tutti. Per questo cedette Benelli e Bortolotti e prestò Bonamico e Valenti. Anzi…”
Dica.
“Per Bonamico abbiamo pure litigato. Gli dissi: «Ma come avvocato, mi priva di uno dei miei ragazzi»”.
La replica?
“Fu durissima. L’avvocato disse chiaro e tondo che non avevo capito nulla, che la crescita di una avrebbe reso più appetibile l’altra. E me lo diceva mentre i ragazzi della Fossa dei Leoni lo prendevano in giro, sempre in modo goliardico. Come sempre aveva ragione lui, l’avvocato”.
Veniamo agli uomini di questi giorni.
“No, bisogna ripartire dalla società”.
E se citiamo Michelori?
“Grande Mic, è un guerriero, uno che sputa sangue. I tifosi della Virtus, che pure lo conoscono, si innamoreranno ancora di lui. Quelli che non mollano mai entrano nel cuore dei sostenitori”.
Mancinelli, dalla parte opposta.
“Grande Mancio. L’ho avuto a Milano, grande professionista. Aveva l’Aquila tatuata nel cuore. E’ un simbolo per i tifosi della Fortitudo. Farà bene, ne sono sicuro”.
Pronostici?
“Non mi interessano. Io voglio il derby, ma in Serie A. Lo voglio io, lo pretende tutta Italia. La crescita della pallacanestro italiana passa attraverso la stracittadina. Perchè il derby è qualcosa di unico. È qualcosa che tutta Italia invidiava a Bologna. Ridatecelo, non possiamo farne a meno”.