“Sicuramente ripartiamo dalla voglia di rivincita”, apre così oggi nell’intervista rilasciata a Luca Muleo sul “Corriere dello Sport-Stadio” l’assistant coach Daniele Cavicchi. “Col giusto entusiasmo, corroborato da un nuovo progetto. Sono stato protagonista come altri, e perciò sento molta voglia di ripartire, far bene, cancellare la scorsa stagione”.
È stato anche uno dei motivi per cui è rimasto?
“Penso che in questo momento ci siano altri cento allenatori disposti a venire a lavorare in una società come la Virtus, sarebbe stato folle non sfruttare un’occasione come questa, al di là del fatto che io sia di Bologna e per me sia speciale”.
Dopo i primi confronti con Ramagli, che Virtus avete disegnato?
“Intanto spazio ai nostri giovani, mentre a dare equilibrio saranno i veterani. Gli americani ci porteranno l’estro, sarà un interessante mix di gioventù, esperienza e talento. Ramagli è un tecnico che allena, le sue sono squadre destinate a migliorare, a maggior ragione questa che è in buona parte molto giovane”.
Penna e Oxilia li abbiamo già visti in serie A, Pajola e Petrovic potranno essere utili?
“Lo sono già stati in allenamento l’anno scorso, poi sarà la palestra a fare da cartina di tornasole. La base è buona, siamo convinti possano aiutarci”.
In attesa del secondo americano, che tipo deve essere?
“Un buon realizzatore, capace di giocare assieme agli altri, dentro il sistema. Una qualità non semplice da trovare: dovrà valorizzare i compagni e al tempo stesso, quando la palla scotta, costruire da solo”.
Per qualcuno, questo è un gruppo poco atletico.
“Se per atletismo s’intende saltare due salti sopra il ferro, posso essere d’accordo. Se invece si considera la durezza del gioco e i contatti fisici, credo che gente come Rosselli o Michelori abbia più da insegnare che da imparare. O Ndoja e Spizzichini non mi sembra siano mai andati in difficoltà. Se intendiamo, ancora, giocare a tutto campo e pressare la palla, Spissu e Penna possono mettere in difficoltà gli avversati. Insomma, credo che uno dei nostri punti di forza possa essere proprio sul piano atletico”.
Lawson?
“Ha esperienza italiana, ed è già importante. Tecnicamente ci sarà molto utile, potendo giocare sia con Ndoja che con Michelori”.
Cosa ricorda del derby?
“Un’emozione speciale, sia in casa che fuori. Mi vengono in mente le coreografie di entrambe le tifoserie. O il mio primo da vice: ero un ragazzino, salire le scale del PalaDozza ed essere coperto di insulti, io che ero nessuno. I litigi e le baruffe scherzose con gli amici, un mix di emozioni speciale, soprattutto per chi è di Bologna, ma non solo”.
Sarà difficile isolarsi fino a dicembre?
“Non credo. Chiaro che, essendo nello stesso girone, la domenica quando guarderemo gli altri risultati sarà naturale buttare l’occhio subito lì”.
In questa A2, cosa conterà di più?
“Guardo a noi: riuscire ad amalgamare il prima possibile il gruppo, trovando quel mix di cui parlavamo”.