20 Aprile, 2024

U18, l’Unipol Banca le parole di Federico Vecchi a stagione conclusa

U18, l’Unipol Banca le parole di Federico Vecchi a stagione conclusa
Photo Credit To www.virtus.it

Federico Vecchi racconta il sogno di Unipol Banca Virtus Bologna, che per soli tre punti non è diventato realtà in una Finale Nazionale Under 18 bellissima e coinvolgente, a Pordenone. E analizza l’ultimo atto di una stagione che ha regalato emozioni e soprattutto solidità al suo gruppo. Parola al timoniere, tra emozione e lucidità di analisi.
È stata una settimana intensa, molto bella, che ci ha permesso di confrontarci con squadre importanti.  Mi piace sottolineare di aver visto un livello di giocatori davvero ottimo. Ho sempre seguito le fasi finali, e quest’anno forse più che in passato ho visto tanti ragazzi italiani di notevoli prospettive”.
Partiamo proprio dall’ultimo atto: la finale per il titolo contro Umana Reyer Venezia.
È stata una partita intensa, nella quale noi abbiamo principalmente inseguito, e soprattutto all’inizio dell’ultimo quarto, quando abbiamo messo il naso avanti, non siamo riusciti a segnare quel paio di canestri che avrebbero potuto farci prendere l’inerzia della partita. C’è una punta di amarezza per averla persa, e credo sia naturale, ma dobbiamo essere soddisfatti di quello che abbiamo ottenuto”.
Per dare il senso dell’impresa, che comunque c’è stata, basti pensare a quante favorite della vigilia si sono perse lungo il cammino.
C’erano sette o otto squadre davvero forti, ma quando si giocano gare secche contano anche gli episodi, magari la giornata storta di qualche giocatore, piuttosto che un problema di falli, per cambiare le carte in tavola. E’ successo che squadre molto quotate non siano arrivate in fondo, e quando si gioca con questo grande equilibrio è anche più significativo raggiungere una finale. Vuol dire che il lavoro è stato buono. Poi, certo, abbiamo perso con Venezia per soli tre punti, normale che ti resti un po’ di rammarico pensando che magari un episodio o due avrebbero potuto farti scrivere un finale diverso”.
Tra le dimostrazioni di stima ricevute dalla Virtus, una diretta e personale: il premio al miglior coach del torneo è andato proprio a Federico Vecchi.
Un riconoscimento che mi ha fatto piacere, anche se avrei fatto volentieri cambio con Buffo, il coach della Reyer. Gli avrei lasciato volentieri quel premio in cambio della vittoria della mia squadra… A parte le battute, gli attestati di stima, anche da parte di tanti colleghi e addetti ai lavori, fanno piacere. Così come i giudizi positivi sul nostro approccio alle finali e sul livello tecnico che abbiamo raggiunto. Al di là di tutto, comunque, le mie grandi soddisfazioni le vivo vedendo i ragazzi che migliorano di giorno in giorno. E quest’anno ho visto  i miei giocatori crescere a livello personale, tecnico, fisico, e questo è lo scudetto che mi premeva di vincere. Il risultato non è sempre controllabile, i percorsi di crescita sì”.
Quattro dei suoi ragazzi ora sono stati chiamati nelle rispettive Nazionali. In azzurro Pajola, Penna ed Oxilia, in quella serba Petrovic.
Un bel segnale, certo. Fa piacere avere giocatori di valore che possono giocarsi la chance di andare a disputare un campionato europeo. Ma quando parlo di crescita, io parlo di tutti i miei ragazzi, di tutta la squadra. Anche di quelli che magari non hanno avuto la visibilità di chi va in Nazionale. Vedere un gruppo che ha fatto notevoli passi avanti deve essere la soddisfazione più grande per chi guida squadre del settore giovanile. Abbiamo la responsabilità di formare tutti i ragazzi della squadra, senza lasciare nulla di intentao perché ognuno di loro possa arrivare ad esprimere tutto il proprio potenziale”.
Da questo gruppo, qualcuno spiccherà il volo verso il mondo della pallacanestro “dei grandi”.
Adesso si apre la fase dell’Under 20, con una struttura diversa rispetto a un campionato Under 18, nel senso che molti di loro finiranno già nell’ambito di prime squadre, a vari livelli. Una situazione mista, una fase di transizione. Ma già l’Under 18 è stato un primo passaggio di preparazione al mondo degli adulti. Diciamo che qui si è chiuso il vero e proprio percorso nel settore giovanile, e si entra in un’anticamera in cui chi è più preparato e pronto può già affacciarsi al basket adulto, mentre chi deve ancora sviluppare completamente le sue caratteristiche può usufruire di un ulteriore periodo nel movimento giovanile”.
Pochi punti, e precisi, per descrivere l’annata che si è appena conclusa per Unipol Banca Under 18.
È stata una stagione molto bella, perché c’è stata la possibilità di progettare, di costruire qualcosa di solido e profondo. Io provenivo da esperienze più marcate nel mondo dei senior, desideravo questo tipo di esperienza. Un altro aspetto importante è stato la condivisione delle idee: fare le cose insieme è importante, e ho visto molta armonia tra lo staff della prima squadra e quello del settore giovanile. Infine, un ruolo determinante l’ha avuto la passione, il gusto di giocare e stare in palestra. Progettare e condividere con passione: ecco, questi sono stati i motivi per cui da questa stagione di lavoro è uscito qualcosa di bello e importante, non solo per quanto riguarda l’Under 18 ma per tutto il settore giovanile”.
Per chiudere, una serie di “nominations”, su espressa richiesta della prima guida. Federico Vecchi ha un pensiero per tutti quelli che l’hanno accompagnato nella stagione del ritorno in casa Virtus.
Fare le cose insieme può darti grandi gratificazioni, lo dico col cuore. Ho avuto accanto uno staff eccellente. Francesco Nieddu è stato un compagno di viaggio sempre positivo, che mi ha dato tanti spunti. Alessandro Senni è stato di una disponibilità incredibile, sia nella gestione della foresteria che in tutte le piccole cose necessarie. Paolo Zonca ha fatto un lavoro incredibile a livello fisico con i ragazzi, con una disponibilità unica a stare con loro per farli crescere. E ancora Stefano Pini, il decano dei dirigenti, e il dottor D’Ovidio che quest’anno ha avuto parecchio da lavorare, insieme ai nostri fisioterapisti.  Una menzione speciale è per Marco Patuelli, dirigente responsabile appassionato e competente. Sono la squadra invisibile che ha permesso che le cose andassero nel migliore dei modi possibile. Perché una finale come quella di Pordenone è un bellissimo ricordo che ci resta dentro, ma aver fatto qualcosa per la crescita di questi ragazzi è qualcosa di ancora più grande, e l’abbiamo fatto tutti insieme”.

Fonte: Marco Tarozzi (www.virtus.it)

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