29 Marzo, 2024

Simone Licen: “Questi ragazzi diventano adulti nel segno della Virtus”

Simone Licen: “Questi ragazzi diventano adulti nel segno della Virtus”
Photo Credit To Roberto Serra / Iguana Press / Virtus Pallacanestro Bologna

Terza stagione della “vita nuova”. Da quando, cioè, Simone Licen è rientrato dalla porta della palestra Porelli, per fare il dirigente accompagnatore di quella che oggi è la squadra Under 16 di Virtus Unipol Banca. Ragazzi a cui si trova accanto ormai da tempo, che hanno imparato a conoscerlo e a seguirne i consigli, che lui ama veder crescere. Una formazione che strada facendo ha anche vissuto cambiamenti.

“Il gruppo è sempre lo stesso, quello che per due anni ho seguito accanto a Mattia Largo, capoallenatore che ha fatto un fantastico lavoro con questi giocatori. Li ho visti crescere e mi piace seguirli nel loro percorso. Il cambiamento è al timone: ora alla guida c’è Giordano Consolini, e stargli a fianco è un po’ come guardare in faccia un pezzo di storia della Virtus. Lui è un signor allenatore, una pietra miliare della società. Con Mattia mi sono trovato benissimo, lo conoscevo già prima di accettare questo incarico e lo ritengo un bravissimo tecnico, che si è formato accanto a grandi del ruolo, e non per nulla fa parte anche dello staff della prima squadra. Con Giordano mi trovo altrettanto bene, mi piace stare in palestra ad ascoltare i suoi insegnamenti. Non valgono soltanto per gli atleti in campo…”

Hai detto bene: questi ragazzi li hai visti crescere, non solo cestisticamente. E’ anche una questione di personalità che si sviluppa.

Da tre stagioni sto con loro, mi trovo egregiamente, e ho subito legato anche con i nuovi arrivati. Sono tre in tutto, ci hanno messo poco a entrare nello spirito di questo gruppo, a capire cosa vuol dire fare un percorso nella pallacanestro giovanile in casa Virtus. Sono ragazzi in gamba, come gli altri del resto. Una piccola grande truppa che migliora anno dopo anno. Gli piace non essere più trattati da ragazzini, e lo comprendo: devo dire che i loro comportamenti, la loro responsabilità nell’affrontare lo sport e il mondo fuori, mi fanno pensare che non abbiano tutti i torti”.

A sedici anni da compiere, entrano in una nuova fase della loro vita sportiva.

E’ un momento abbastanza delicato, per loro. Si stanno avvicinando a quella che è la pallacanestro “dei grandi”: cambiano le metodologie di allenamento, si moltiplicano gli impegni. Qualcuno di loro è impegnato anche con il gruppo degli Under 18, accanto a ragazzi a cui rendono un paio di anni d’età, con tutto ciò che ne consegue in quanto a gap fisico. Lo stanno facendo con grande consapevolezza e con serietà”.

Il rapporto con Consolini è la novità dell’anno, nella tua nuova vita virtussina. Sensazioni?

Lavorare con Giordano mi stimola. Sono qui da tempo, come sapete: prima di diventare dirigente accompagnatore, per un periodo, ho fatto anche l’assistente allenatore, ma le nostre strade non si erano mai incrociate. Lui mi conosceva, ma non avevamo mai lavorato fianco a fianco. Come dicevo ha apportato modifiche, anche nelle metodologie di lavoro, soprattutto perché i ragazzi sono diventati più grandi. Non dico che sia più impegnativo, perché ogni livello chiede ai nostri ragazzi il massimo dell’impegno. Ma appunto è diverso, un mondo nuovo. Nel quale mi trovo benissimo. Dal punto di vista pratico, sono cambiate molte cose: mi occupo soprattutto della parte burocratica del lavoro, con più libertà e allo stesso tempo più responsabilità. Ne sono ben contento, naturalmente”.

Che idea ti sei fatto di un gruppo che stai seguendo ormai da quasi tre stagioni?

E’ molto interessante, molto bello da veder giocare. Da settembre ad oggi il loro modo di stare insieme, di crescere anche a livello qualitativo, si è sviluppato tantissimo. Anche i nuovi arrivati si sono inseriti. Non so dove potrà arrivare, non faccio previsioni. Ma in prospettiva futura, se manterrà la rotta indicata da Giordano, mi aspetto possa darci molte soddisfazioni. Non mi va di indicare un traguardo a breve termine, un obiettivo, d’altra parte sono i tecnici a fissarne per la loro squadra; voglio dire semplicemente che mantenendosi su questo binario mi sembra una squadra destinata a fare belle cose”.

In questo contesto, quale impegno si è preso Simone Licen?

Il mio compito è quello di insegnare a questi giovani che sono alla Virtus. Che devono avere rispetto per gli altri, siano compagni o avversari, e per il luogo in cui sono. Con questo, non voglio denigrare nessuno: ci sono piccole società che fanno un lavoro incredibile per la pallacanestro e per coltivare i giovani. Dico soltanto che essere parte della Virtus è un vanto e un orgoglio. Qui c’è qualcosa in più, una sensibilità incredibile per il settore giovanile, un’attenzione che non viene mai meno. Difficile non essere trascinati da questo clima”.

Al punto da dedicare a questo impegno tutto il tempo possibile?

La Virtus è tanto, nella mia vita. Alla pallacanestro, in generale, do tanto di me, perché è una passione che mi porto dietro da quando ero ragazzino. Per questo faccio anche l’ufficiale di campo, arrivando fino alla Serie C Gold. Ma la priorità resta la V nera, non devo nemmeno spiegarlo, lo sanno tutti che è così. Faccio un po’ di fatica, ma organizzo il mio tempo tenendo conto dell’amore per il basket. Mi piace guardarlo, seguirlo da tifoso, cercare di dare il mio contributo quando sono chiamato in causa”.

Anche un uomo ormai adulto, e lontano dall’idea di diventare un campione di pallacanestro, può continuare a crescere tra le mura della Porelli?

L’ambiente Virtus l’ho sempre amato, e l’amerò sempre. Stare qui per me è qualcosa di speciale, ho sempre cercato di fare la mia parte perché mi fa stare bene. Sono molto felice di far parte di questa famiglia, era un sogno anche quando ero un semplice tifoso. Oggi l’ho realizzato, spero che duri a lungo”.


Fonte: Marco Tarozzi Media Relations Virtus Pallacanestro Bologna (www.virtus.it)

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