27 Aprile, 2024

Effe come fiducia

Effe come fiducia
Photo Credit To Valentino Orsini / Fortitudo Pallacanestro Bologna

Non è facile associare la parola “Fiducia” alla stagione 2021-2022 della Fortitudo, ma con pazienza (quanta verrà valutato da voi lettori solo alla fine) il collegamento si spera diventi più chiaro.

Con fiducia si era partiti, anche se non soprattutto grazie al ritorno della “Mano” Repesa, indimenticato Re per la sponda biancoblù, che proprio di suo pugno avrebbe dovuto plasmare una squadra data ai blocchi di partenza come contendente per un posto tra le prime otto. Repesa rappresentava il Grande Ritorno, un richiamo agli antichi fasti che doveva essere garanzia e garante di serietà, competenza, salto di qualità. E serenità anche, per Tifosi e Società. Nessuno gli avrebbe mai chiesto lo scudetto, forse qualche errore del gruppo decisionale poteva essere perdonato più facilmente, col suo ingresso in quest’ultimo in maniera forte. Un ritorno che aveva creato slancio e carica nell’ambiente biancoblù. C’è Jasmin, Fiducia!!

Si parte con Jasmin Repesa!

Qualche dubbio, però, era trapelato dopo poco tempo…si era notata qualche crepa nel sistema. Il Fantinelli mai disponibile che invece doveva essere uno dei trascinatori del ritiro, il Gudmunsson con tanta voglia ma non play, un Richardson enigmatico…qualche frase di Jasko… senza contare le perentorie sconfitte in prestagione, che valgono il giusto, ma qualche indicazione la danno.

Un primo (?) grosso colpo alla fiducia (eccola qui) dei Tifosi, forse il più importante, arriva dopo la sconfitta contro Reggio Emilia prima della fine di Settembre. Dopo di essa infatti arriva il fulmine a ciel (non troppo) sereno delle dimissioni di Repesa. “La Fortitudo è la mia vita ma non posso più andare avanti”. “Sto soffrendo come un cane per sistemare al meglio la Società”.

Ecco, la Società. Salita già più volte sul banco degli imputati in questi anni, ha ricevuto indulgenza sia per scampati pericoli finali sia per la natura del Tifoso Fortitudo, guidato da un Amore totale e di trasporto assoluto verso la sua amata, che prima di tutto si sostiene, fino alla fine. Ma non cieco, questo da tenersi a mente.
L’impressione è quella di tentativi di fare passi più lunghi di quelli consentiti dalle gambe disponibili, oppure di eccessiva fretta nel cambiare la rotta. Se ne è discusso tanto, in sedi ben più informate e meritevoli. Opinione personalissima di chi scrive è che forse con Dalmonte si era trovata una quadra adeguata, giusta, da cui ripartire. Il generoso tecnico è stato sacrificato per il ritorno del Re, poi scomparso. Facile parlare a posteriori, ma forse un’occasione la si poteva anche dare, mostrando una continuità invece mancata negli ultimi anni, dove non è emersa quella programmazione che sarebbe stata fondamentale (e sufficiente per i tifosi).

Martino, il ritorno

Anche la falla della fuga di Repesa viene turata con un ritorno, quello di Antimo Martino. Una scommessa da ambo le parti. Difficile pensare di rivederlo sulla panchina Fortitudo dopo la conclusione del rapporto precedente, il quale si era concluso in maniera non serenissima al termine della stagione del ritorno in Lega A, dopo la promozione dell’anno precedente.

In realtà la separazione non fu proprio una sorpresa, i portici mormoravano da tempo. Dispiacque, perché si era trovato un allenatore giovane, capace, di voglia e spirito. Qualcosa andò storto, si arrivò al presunto addio senza mai rivederci.

Ed invece Antimo risale, per una sfida che accetta per amore, ma non solo. C’è voglia di un riscatto, il tempo per farlo pure.
Inizia quindi Martino a plasmare la sua squadra. Iniziano le porte girevoli, con americani nuovi, nomi che si susseguono. Qualche vittoria, poche, tante prestazioni confortanti. Nel derby alla Segafredo Arena, i cugini bianconeri, ad animi quietati, spesso dicono “se siete questi, vi salvate comodi”. Obiettivo chiaro ed onestamente alla portata, vedendo la squadra sulla carta ed all’opera.

Manca sempre però il famoso centesimo per fare l’euro. Di occasioni ve ne sono tante e vengono tutte buttate al vento. Siamo sempre tra il “la prossima volta…” ed il “vorrei ma non posso”. Sconfitta dopo sconfitta, lo spettro della retrocessione si fa sempre più vicino. Sino a rendersi reale alla penultima di campionato, quando, in una gara “a chi ne sbaglia meno”, Napoli fa razzia nel Paladozza, una volta fortino sicuro, ora spesso terra di conquista.

Stagione altalenante, si arriva alle famose sette finali…

Affiora lì, potente, la contestazione verso la società. Società già in crisi, con Pavani dimissionario, poi rientrato pro tempore, poi chissà. Senza dare troppo adito a voci varie ed eventuali, il risultato è quello peggiore: retrocessione. Fine dei giochi. Il tanto agognato ritorno nella massima serie, raggiunto con fatica e anni di purgatorio, doveva essere l’inizio di un percorso di stabilità, di crescita. Tutto in fumo, alla fine quest’anno non ci si salva con gli esami di riparazione, con l’ultima interrogazione.

Ci sono poi schermaglie e botta e risposta tra Tifosi e Società, con l’ultima stagionale contro Reggio Emilia che serve solo a questo, con striscioni “Tifosi Ingrati Fortitudo” che replicano ad uscite di Muratori sul tema. L’ultima sirena arriva sempre troppo tardi, chiudere il prima possibile è volontà di tutti (anzi, c’è chi fugge negli USA senza permesso, non rimpianto decisamente).

Ed ora? Ora bisogna ripartire, ricostruendo anche quel rapporto di fiducia coi tifosi citato nel titolo, fondamentale. E che sia vera, seria, non solo promessa con qualche nome scintillante del passato. Perché la Fortitudo, se sta unita, se TORNA unita, la Forza ce l’ha eccome, per ritornare dove le compete. Avanti, Fortitudo, ci sarà da sudare e lottare, ma questo non è mai stato un problema…


Francesco Rizzoli (©BasketCity.net)

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