Questa mattina Carlo Voltolini è stato intervistato da Luca Muleo sul “Correire dello Sport-Stadio”, il preparatore atletico della Virtus Segafredo Bologna fa il punto della situazione dopo una settimana dall’inizio della preparazione dei bianconeri.
“Vedo grande disponibilità, determinazione, pur avendoli sottoposti a molte proposte di lavoro”. Il preparatore atletico di origini toscane sta spremendo i ragazzi bianconeri… “Stiamo affrontando carichi graduali, come nelle nostre abitudini, la squadra è completamente nuova e con una fascia d’età ampia, dai 18 ai 38anni. Per questo il lavoro consiste soprattutto nel trovare un modello in grado di soddisfare tutti, nella fase di Lavoro generale. Poi, tra un po’, si entrerà nello specifico individuale, il momento per certi versi più complicato, ma anche redditizio”.
Approfittando di una maggiore interazione con il pallone, finora visto poco, ma da domani in poi protagonista più presente nella routine giornaliera.
“Niente mette in condizione un atleta come giocare con la palla. Il lavoro di condizionamento resta centrale, giocate a basket è l’allenamento migliore. E Ramagli, che ha tantissima esperienza, capisce al volo come dosare le situazioni”.
Un inizio anomalo per certi versi, senza americani come non si vedeva da anni.
“Il primo giorno, scherzando con Ramagli, dicevamo che l’allenamento in italiano sarebbe stato più difficile, non ci ricordavamo alcune parole. Scherzi a parte, sicuramente la miglior conoscenza della lingua madre ti permette di entrare meglio nel dettaglio, essere più preciso. Gli americani? Arrivando in un gruppo strutturato, che Lavora bene, non avranno problemi a inserirsi. So che Lawson è molto disponibile, molto “italiano” sul piano del lavoro, ha già fatto due settimane prima del raduno e anche quando ci sono stati ritardi coi visto gli abbiamo inviato un programma da seguire. Ovviamente non è la stessa cosa di allenarsi in gruppo, ma arriverà in condizioni accettabili”.
Anche quelle che possono sembrare difficoltà da superare, in realtà sono occasioni di crescita.
“Atleti come Michelori sono abituati a lavorare in maniera diversa. Le vecchie generazioni hanno sempre usato i macchinari, oggi invece mixiamo gli esercizi classici di pesistica, con quelli legati ai movimenti specifici del basket. Non è un adattamento semplice, per lui può essere più difficile rispetto a un ragazzo. Ma vedere l’impegno che ci mette è un modello trainante”.
All’interno di un gruppo che parte con l’obiettivo di non farsi rimproverare nulla a fine stagione.
“Si percepisce grande entusiasmo e voglia di fare, questo spinge tutti noi, soprattutto quelli rimasti dalla scorsa stagione. Avevamo bisogno di questo clima per trovare a nostra volta ulteriori stimoli, assieme alla volontà che già c’era, dopo una brutta annata, di rimettere un mattoncino per fare qualcosa di buono”.
E per quanto cattiva, la scorsa stagione non fece registrare certo cali fisici, anzi.
“Paradossalmente l’anno scorso abbiamo lavorato più del precedente. Purtroppo, a volte, fra errori e un pizzico di sfortuna, nulla va per il verso giusto”.
E stavolta, con un campionato cosi lungo, sarà fondamentale gestire bene le energìe.
“L‘obiettivo sarà portare a un livello atletico superiore i giovani e preservare al meglio i più esperti. Dovessimo arrivare ai playoff, speriamo di farlo con qualche giornata d’anticipo, ci permetterebbe un ulteriore blocco di lavoro”.